IL CASO VIRGIN ATLANTIC: la divisa è genderless

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Virgin_Atlantic_la divisa_genderless

L’individualità e inclusività: questi i valori alla base della scelta della compagnia aerea Virgin Atlantic, che ha stabilito di far scegliere ai propri dipendenti l’uniforme con la quale si sentono più a proprio agio.

 

Si oltrepassano i confini delle distinzioni di genere e la divisa professionale, disegnata in questo caso da Vivienne Westwood, diviene genderless 

 

Individualità e identità di genere

 

Se è vero che l’uniforme sancisce un legame valoriale e identitario tra la persona e l’azienda, la scelta della Virgin Atlantic è quella di farsi portavoce del valore dell’individualità delle persone, che solo indossando se stesse saranno veramente espressione di un’azienda che sente di volerle rappresentare.

 

Già dal 2019 la compagnia aerea britannica si era distinta per alcune iniziative d’avanguardia nell’ambito dell’identità di genere, come l’abolizione dell’obbligo del make – up per le hostess e la possibilità di mostrare i tatuaggi. 

 

Oggi l’anima genderless della Virgin Atlantic si esprime con la scelta di far indossare a hostess e steward, di bordo e di terra, la divisa che si vuole: chiunque può indossare la gonna, chiunque può indossare il pantalone.

 

La scelta della Virgin Atlantic non solo un segnale dei tempi che cambiano e dell’affermazione dell’inclusività come unica soluzione possibile per agire davvero nel rispetto di tutte le individualità, ma è anche un altro chiaro segnale di come l’abbigliamento abbia la grande responsabilità di rappresentare il mondo interiore di chi lo indossa.

 

Valori, cultura ruoli, obiettivi, possono essere coltivati e perseguiti solo da una persona che possa esprime se stessa senza restrizioni o tabù.

 

L’identità di genere è un sentire personale e privato, la libertà di poterla comunicare è un diritto inviolabile che finalmente si ha il coraggio di far affermare.

 

Ogni percorso personale e professionale parte da una base di individualità, quanto più la persona sarà nelle condizioni di poter valorizzare ed esprimere se stessa, tanto più avrà il potenziale per realizzarsi e generare valore in ambito professionale e sociale.

 

L’outfit è genderless: il caso Mark Bryan

 

Quando parliamo di stile genderless non possiamo non citare il caso Mark Bryan, l’ingegnere robotico americano, tedesco d’adozione, che ha difeso e sponsorizzato la moda genderless scegliendo di indossare gonne e scarpe con il tacco per svolgere il suo lavoro in ufficio.

 

La sua scelta, inoltre, si caratterizza per l’abbinamento di giacca, camicia e cravatta con gonne, di ogni lunghezza e tacchi con tacco stiletto. Non solo quindi la scelta di maschile o femminile, ma la libertà di mescolarli in un unico outfit.

 

Il caso Mark Bryan è un positivo esempio di come un’azienda che lasci essere se stessi i propri dipendenti sia la prima a trarre vantaggi dall’affermazione della loro individualità.

 

In tal senso anche l’iniziativa della Virgin Atlantic merita un primato nella classifica delle scelte vincenti poiché le ricerche condotte in tale direzione riportano una serie di dati interessanti, come, ad esempio, il fatto che poter esprimere la propria individualità sul luogo di lavoro aumenti il benessere mentale dei professionisti del 49%, generando un circolo virtuoso che impatta su colleghi e clienti per il 24%.

 

La scelta della Virgin Atlantic non si limita all’abbigliamento, ma si estende al pronome da indicare sul budget e a tutta una serie di iniziative di formazione all’inclusività.

 

L’abbigliamento, come protagonista del mondo della Comunicazione non Verbale, non può che essere parte attiva anche di questa rivoluzione e continuare ad essere veicolo di autenticità e soprattutto di identità.