SCHIAPARELLI PORTA DANTE IN PASSERELLA: il dubbio si fa veicolo di comunicazione

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L’abbigliamento è comunicazione.

Questa semplice affermazione sta diventando sempre più evidente al punto che non solo all’abbigliamento viene affidato il compito di raccontare la persona, ma attraverso di esso si cerca anche di scandagliare e raccontare i più reconditi pensieri dell’animo umano. Ne è un esempio la  collezione Schiaparelli Haute Couture primavera-estate 2023, che per raccontare i momenti salienti della sua creazione ha scomodato nientemeno che Dante Alighieri per comporre la sua metafora e trasmettere un messaggio che sconfina nella riflessione esistenziale.

 

Attraverso i capi urlanti in passerella il direttore artistico Daniel Roseberry racconta il disagio, la perdita di ispirazione, il dubbio che paralizza l’artista e gli preclude ogni possibilità di accedere alla sua ispirazione.

 

É qui che chiama  in suo aiuto, la più simbolica metafora letteraria delle vicende umane: La Divina Commedia di Dante Alighieri.

Nelle mani di un sapiente Virgilio, Dante si avventura in un percorso incerto, attraversa terreni impervi, dalle fiamme dell’Inferno alle vergogne del Purgatorio, le due tappe necessarie prima di approvare in Paradiso e contemplare la luce.

 

Attraverso l’espediente della metafora Roseberry parla di un artista che si trova di fronte a un buio creativo, che non sa esprimere, né descrivere, la moltitudine di idee che popolano la sua mente.

É il buio del genio creativo, è la pagina bianca dello stilista che si trasforma, nel caso della collezione Schiaparelli, in un grido selvaggio di belve in passerella, perché l’artista, dopo il buio, ha recuperato la sua ispirazione grazie al faticoso cammino verso la luce, ovvero la creazione di una collezione che lui stesso definisce un omaggio al dubbio e che si esprime in tutta la sua dirompenza nel pieno rispetto della sua vicinanza al surrealismo.

 

Dal dubbio nasce la creazione Schiaparelli

Il dubbio, dunque, è all’origine della creazione. La collezione in sé, va precisato, al livello tematico non ha a che fare in alcun modo con la Divina Commedia. L’elemento al centro della Comunicazione di Roseberry è quello stato d’animo di profondo disagio che spesso è necessario attraversare per arrivare a una definizione di se stessi, come persone e come artisti, e del proprio modo di esprimersi. La collezione Schiaparelli chiama in passerella teste,  sin troppo realistiche, di lonza, leoni e una lupa appoggiata sulla spalla dell’abito di Naomi Campbell, in pieno stile surrealista a cui la Maison d’Alta Moda è particolarmente affezionata e che da sempre ne caratterizza le collezioni. 

 

Dal dubbio alla definizione dello stile personale

Uno dei grandi meriti delle metafore, e del complesso di significati che racchiudono, è la loro capacità di essere adattate a situazioni e contesti diversi. Torniamo al nostro percorso dantesco. Il dubbio precede la creazione perché oscura la comunicazione tra sé stessi e tra sé e gli altri, inasprisce il conflitto tra ciò che vorremmo esprimere e la paura di come possano accoglierci gli altri.

Avete mai pensato, nel piccolo, a tutto quel processo che precede la definizione dello stile personale?

Di recente sono stata contattata per una consulenza a un giovane, nello specifico, tra le varie analisi richieste, particolare attenzione è stata rivolta all’analisi dello stile. L’età che per definizione offre un habitat a tutte le crisi esistenziali possibili, ovvero l’adolescenza, non è da meno in fatto di stile. Lo stile di una persona, sappiamo, inizia a definirsi solitamente con la maturità, in un’età che si colloca all’incirca tra i trenta e i trentacinque anni.

La fase che precede la definizione dello stile è un tripudio di tentativi e sperimentazioni, dove si sbaglia, si osa e forse alla fine si arriva all’individuazione di uno stile personale capace di allineare nella persona chi si è con ciò che si vuole comunicare all’esterno.

Questo passaggio animato dal dubbio riguarda tutti, esattamente come Dante e Roseberry.

La confusione che precede la definizione di uno stile personale spesso è così fitta da portare le persone a pensare, erroneamente, di non averne uno. Eppure il dubbio è essenziale ed è un passaggio che non va assolutamente saltato. 

Il consulente d’immagine, in questi casi, può fare la differenza. Grazie al suo vasto bagaglio di competenze, infatti,  è in grado di individuare lo stile principale e  le sfumature, secondarie e terziarie di una persona . L’analisi dello stile è l’elemento che permette al consulente di lavorare in maniera coerente anche su forme e colori. Perché, è importante ribadirlo, un abito con un colore e un modello valorizzante può sicuramente migliorare l’immagine, ma se quell’abito non rispecchia la persona, quest’ultima non si sentirà mai a proprio agio nell’indossarlo. Individuare, definire e avere sempre consapevolezza del proprio stile personale, ci permette di fare acquisti intelligenti che utilizzeremo per molto tempo. Al contrario, l’acquisto istintivo molto spesso porta ad avere un armadio pieno di abiti (anche con il cartellino ancora attaccato), ma nulla da indossare. 

Lo stile, d’altro canto, è lo strumento per comunicare se stessi al mondo esterno, non è poi così strano dunque che la sua definizione sia preceduta dal dubbio, dalla confusione e da quella moltitudine di emozioni che sfociano nella creazione.