MARE FUORI: il potere comunicativo dei personaggi

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Emozioni, incontri, conflitti interiori, pentimenti…questo solo un accenno della voragine di sentimenti che animano la serie Netflix “Mare fuori”. 

Nulla è lasciato a caso, chi ha pensato e scritto la storia non si è fermato alla scelta dei personaggi e degli eventi in cui farli vivere, ma ha scelto di scavare a fondo e di lavorare sui dettagli, attribuendo a ogni singolo aspetto del personaggio un forte potere comunicativo, capace di creare un filo diretto e coerente tra il mondo interiore e l’immagine delle persone. 

 

Mare fuori, la serie italiana in onda su Netflix, non solo racconta una storia coinvolgente, ma è un ottimo esempio di come il personaggio possano veicolare messaggi e valori grazie alla coerenza tra le sue caratteristiche interiori e la sua immagine.

Mare fuori racconta la vita di ragazzi nel carcere minorile di Napoli, luogo liberamente ispirato al carcere di Nisida.

Gli “abitanti” del cosiddetto IPM (Istituto di pena minorile), attraverso una perfetta congruenza tra la profilazione caratteriale e l’immagine, riescono a trasmettere in una modalità comunicativa molto impattante valori come l’amicizia, il pentimento, il rispetto verso la donna. 

Ogni personaggio porta sullo schermo un bagaglio valoriale e identitario di grande rilievo.

Chi ha curato la narrazione e la messa in scena di questa serie ha saputo adattare alle vicende raccontate non solo la scelta dell’abbigliamento dei personaggi, ma anche la scelta di specifici tratti somatici capaci di svelare aspetti caratteriali e di personalità.

Per entrare nel merito di questa premessa è necessario conoscere i protagonisti di questa avvincente storia e la loro struttura valoriale. Ti sarà presto chiaro il motivo della risonanza e del successo di questa serie. 

“MARE FUORI”: Analisi dei personaggi

 

Filippo Ferrari

Rampollo di una ricca famiglia milanese deve il suo ingresso in Istituto a un gioco finito male che ha causato la morte di un suo amico. Ha l’aria del bravo ragazzo, di buona famiglia. Il suo aspetto sembra tracciare un profilo perfettamente in linea con la sua biografia. Fortissimo il richiamo all’infanzia: i tratti curvilinei del viso, gli occhi grandi, i capelli morbidi rimandano all’innocenza e alla purezza di quell’età. I colori del suo abbigliamento durante tutto il corso della serie viaggiano sui toni del blu e in generale su toni gentili in combinazioni monocromatiche che non presentano contrasti, come a rimarcare la sua essenza. Ricordiamo che il blu rimanda alla calma, alla solidità, al senso di responsabilità di chi mantiene saldi e mette in atto i propri valori. Il blu è il colore del cielo, una cromia che non ammette conflitti. A conferma di questa scelta, infatti,  Filippo, non rappresenta mai un pericolo, ma mantiene e veicola il suo carisma da bravo ragazzo.

Carmine Di Salvo

Anche per questo personaggio è stato scelto il volto di un buono. Molto simile per alcuni aspetti a Filippo, il cui ingresso in istituto ha luogo nello stesso giorno. Finisce in carcere per l’omicidio dell’uomo che stava violentando la sua ragazza Nina, davanti ai suoi occhi, per vendetta verso la sua famiglia. Carmine ha occhi grandi e capelli morbidi che richiamano l’innocenza e la bontà dei bambini. I suoi tratti, come pure quelli di Filippo, sono in netta contrapposizione con quelli degli altri detenuti, arcigni, netti, quasi felini, che richiamano la scaltrezza e l’inquietudine.

 

Primo richiamo al simbolismo cromatico: ad entrambi viene data una t – shirt azzurra al loro ingresso nell’IPM quasi a rappresentare il passaggio di stato da uomini liberi a detenuti. La  scelta dell’azzurro richiama la riflessione quasi a voler sottolineare una colpevolezza non piena, un’assoluzione legata alle circostanze drammatiche che li hanno resi assassini loro malgrado.  Il blu apre una finestra su un cammino di riflessione e consapevolezza di un crimine necessario commesso da Filippo per l’errore nel gioco e per Carmine per una scelta estrema, quella di difendere la sua fidanzata. La t – shirt è larga, informe:   è la perdita di identità legata al cambiamento di status. Le distinzioni personali scompaiono perché tutti sono accomunati dalla condizione di colpevolezza. 

La Direttrice Paola Vinci e il comandante Massimo Esposito

Interessante la trasformazione degli outfit della direttrice, inizialmente severa e rigida, indossa capi aderenti e strutturati, come tubini e camicie, tipico di chi vuole tenere sotto controllo la situazione. Tacchi alti a spillo che trasmettono la distanza e la posizione elevata di chi domina. Nella seconda metà della storia coerentemente al suo nuovo atteggiamento più affettivo e tutelativo nei confronti dei detenuti, smussa le sue rigidità e diventa più morbida. Lo stesso accade ai suoi outfit: bluse, per lo più verdi che è il colore della rinascita, pantaloni morbidi e tacchi più bassi. Una trasformazione che invece non appartiene al comandante Massimo Esposito, faro e punto di riferimento nel carcere che veicola la sua solidità e coerenze restando sempre uguale a se stesso anche attraverso la sua immagine. 

Ciro Ricci

Erede di una dinastia di camorristi, è un colpevole convinto e anche tra i detenuti si muove in previsione della vita da boss che sogna una volta uscito dall’Istituto. Capelli con effetto bagnato e riga marcata, abiti con contrasti alti e righe nette: per lui infatti non esistono mezze misure, questo raccontano anche il bianco e nero che indossa a contrasto. In lui convivono i due archetipi: luce e tenebre, la cui fusione simboleggia l’assoluto e la perfezione. 

Pino ‘o Pazzo

Rappresenta l’animo “pazzo”, come lo definiscono, per il suo essere non conforme alle regole e fuori dagli schemi. Figlio di una ragazza madre vive una vita sregolata con l’unica compagnia del suo cane Tyson. Il suo abbigliamento è un accostamento di colori nervosi, netti, e fantasie fuori dal comune, fedele ritratto della sua natura.

Naditza 

Il suo abbigliamento ci introduce immediatamente il suo contesto culturale di provenienza: look e accessori gipsy.

Rappresenta la sua rabbia e il suo desiderio di ribellione verso il suo destino  attraverso la chioma lunga, sempre sciolta e spettinata. La giovane gipsy finisce in carcere per sfuggire alla sua famiglia che, come da tradizione, vuole  darla in sposa a un vecchio cugino. In carcere il suo outfit talvolta diviene chiuso e protettivo: felpa con lampo che chiude tempestivamente appena si sente attaccata o vulnerabile.

Il look nativo gipsy nella sua città, Napoli, è in netto contrasto sia con con l’abbigliamento dai colori tenuti e delicati, in stile romantico, che sceglie per vivere a Milano. Riconquistata la sua libertà, infatti, si reca a Milano dove viene accolta dalla famiglia di Filippo. Uno zoom sul look gipsy e la sua simbologia: l’utilizzo della stampa tra il tribale e il Patchwork rimanda all’appartenenza al suo clan di room senza radicii, che veicola la libertà selvaggia del suo animo. Naditza non condivide i valori di quel mondo, ma sono comunque parte della sua identità.

Viola 

Un altro lampante esempio di congruenza tra il mondo interiore e l’immagine: i suoi capelli ricci e rosso fuoco bene rispecchiano la sua indole irriverente e sensuale, enfatizzando i tratti manipolativi della sua personalità sempre pronta a sacrificare la serenità degli altri per i suoi obiettivi.

Gemma

Il suo rapporto con l’abbigliamento è strettamente connesso alle sue vicende private. Due abiti sono all’origine delle sue sventure. Inoltre i suoi momenti di svolta sono sempre preannunciati dall’acquisto di un abito da parte di sua sorella. Netto il contrasto tra l’abito femminile e sensuale e quello casto e dimesso, funzionale per tutelarsi da un fidanzato geloso e violento. 

 

La caratterizzazione degli interpreti di “Mare fuori” è l’ennesima dimostrazione del fatto che quando si riesce a convogliare l’immagine interna con quella esterna, quando forma e sostanza sono coerenti e congruenti, il messaggio veicolato è impattante e coinvolgente, proprio come le storie raccontate in questa serie.  Forse è anche questo il motivo per cui Mare fuori risulta ancora oggi nella top 10 di Netflix.