ABITO DA SPOSA: sei curiosità comunicative che non ti aspetti.

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Abito da sposa_ sei curiosità comunicative che non ti aspetti

Quando si pensa all’abito da sposa, si è piuttosto legati all’immagine dell’abito principesco, lungo o corto, stretto o morbido, quasi sicuramente bianco.

 

Oggi la scelta dell’abito da sposa è dettata, nella maggior parte dei casi, dal gusto personale e dal contesto, ma non è stato sempre così.

La storia ci insegna, infatti, che l’abito da sposa, da potente veicolo di comunicazione quale è, ha superato molte peripezie nel corso dei secoli e si è visto mutare nei modelli e nel colore a seconda del ruolo che la sua epoca gli attribuiva e soprattutto del messaggio che voleva comunicare.

 

Vedremo ora sei curiosità sull’abito di sposa che ci consentono di ricostruire il suo ruolo nel tempo e a comprenderne meglio la funzione comunicativa.

Sei curiosità comunicative sull’abito da sposa

 

Non c’è dubbio che l’abito da sposa sia un potente veicolo di simboli e di significati, diversi a seconda del periodo storico e del contesto geografico di riferimento.

 

Vedremo ora sei curiosità, sei elementi che hanno fortemente influenzato il ruolo comunicativo dell’abito da sposa e la sua funzione sociale.

 

Status sociale nell’antichità

 

Prima che l’avvento del Cristianesimo trasformasse il matrimonio in un rito cristiano, l’unione tra due persone rappresentava soprattutto un contratto stipulato tra le famiglie. Questo elemento accomuna l’antico Egitto, alla Grecia e Roma. L’unione tra due famiglie richiedeva una dimostrazione di status soprattutto nelle classi più agiate.

Se il matrimonio aveva luogo nelle classi più popolari si era soliti usare “il vestito bello”, quello assolutamente d’occasione, nella classi più ricche i tessuti rispecchiavano il potere economico della famiglia. Quando l’unione avveniva tra partiti già in vista, oltre alla preziosità degli abiti, erano i gioielli a fare la differenza comunicando, senza esclusione di colpi, lo status economico, nonché sociale, della famiglia della sposa. I matrimoni erano per lo più combinati in tutte e tre le civiltà e la preziosità dei dettagli dell’abito serviva a confermare la scelta del partito dimostrando attraverso l’abito nuziale “la dote” che il padre avrebbe trasferito al genero tramite il matrimonio con sua figlia, oltre a ostentare le proprie ricchezze all’intera società. 

 

Il Medioevo e il significato spirituale dell’abito

 

La caduta dell’impero romano d’occidente, 476 d. C segna l’inizio del Medioevo, un periodo storico durato circa mille anni e caratterizzato dal potere e dalla forte influenza della Chiesa.

Trattandosi di un arco temporale piuttosto esteso possiamo dire intanto che è in questa fase che il matrimonio assume un significato anche spirituale, nonché religioso, ne è un segnale il colore dell’abito, il rosso, all’epoca simbolo dell’amore. Non si perde però la funzione dell’abito di veicolare lo status sociale: l’intensità del rosso era direttamente proporzionale alla ricchezza della famiglia.Questa caratteristica permane anche oltre, nel Rinascimento, dove al significato legato all’amore si  attribuisce all’abito da sposa rosso anche il compito di veicolare fertilità e potenza creatrice.

 

Barocco: l’obiettivo di stupire

 

Il passaggio tra il ‘600 e il ‘700 è caratterizzato dalla diffusione del Barocco e del Rococò, massime correnti devote all’eccesso, al lusso, alla ridondanza, all’ impetuosa necessità di essere visti, notati, di stupire l’occhio dell’osservatore. La funzione comunicativa dell’abito da sposa, anche in questo caso, come nell’antichità, torna a rimarcare lo status sociale, in particolare lo sfarzo delle classi aristocratiche dove il matrimonio era soprattutto indice di una strategia economico – sociale. L’abito assurge a simbolo di benessere, di sovrabbondanza di dettagli, tutti volti a comunicare il portento di ricchezza attraverso l’ostentazione dell’eccesso. In questa potente dinamica comunicativa spicca l’oro nelle scelte del colore, il messaggio veicolato non lascia spazio al dubbio: ricchezza e opulenza prima di tutto ma anche regalità e potenza, soprattutto perché l’oro, grazie al suo potere cangiante, faceva letteralmente risplendere la sposa. 

Il colore bianco dell’abito da sposa: origini e significati

Sarà il diciannovesimo secolo a cristallizzare il colore bianco come simbolo dell’abito da sposa. All’origine di questo fattore non c’è un unico motivo, ma diversi elementi di natura sociale, economica e religiosa.

In primo luogo, con l’avvento della rivoluzione industriale, cambiano i valori. Il mondo degli operai e dei lavoratori rifiuta lo sfarzo eccessivo dei due secoli precedenti, e anche gli ambienti domestici tendono al bianco, soprattutto del marmo.

Non mancano le ragioni economiche: nel 1803 Napoleone istituisce il blocco continentale, precludendo l’importazione in Europa. Non arrivano  più il cotone, né le sostanze per le tinture dei tessuti: l’abito da sposa ci racconta anche questo spaccato storico – politico. 

Non ultimo, a suggellare la scelta del bianco si colloca anche un importante evento religioso: Pio IX proclama il dogma dell’Immacolata Concezione accentuando l’importanza di valori come la purezza, la castità, ma anche l’igiene del corpo e dell’anima, significati fortemente evocati dal colore bianco.

A onor del vero la scelta del bianco – quasi completamente bianco –  per l’abito da sposa è stata inaugurata da Filippa d’Inghilterra agli inizi del 1400 e Maria Stuarda appena un secolo dopo. Non sono chiare le motivazioni della scelta, ma in particolare quella di Maria Stuarda fece grande scalpore poiché sposò il re di Francia, nazione in cui il bianco in quel periodo simboleggia il lutto. 

Il primato dell’abito completamente bianco va alla Regina Vittoria, grazie alla quale c’è la “consacrazione” del bianco assoluto per l’abito da sposa. L’esempio della regina Vittoria divenne una vera tendenza grazie all’innovazione che ne permise una rapida diffusione e ispirazione: l’avvento della fotografia.

La moda anche in questo caso va di pari passo con la Comunicazione, cartacea nel caso specifico. 

 

Il nuovo ruolo sociale della donna, l’abito da sposa racconta l’emancipazione

 

Il ‘900 porta nella società i cambiamenti generati dalle due guerre mondiali. Già prima degli anni ‘20, a seguito del primo conflitto, il ruolo della donna conquista dei passi nel mondo del lavoro: gli uomini sono al fronte, le donne prendono in mano il lavoro. L’abbigliamento in generale si fa portavoce di questi cambiamenti e non è da meno l’abito da sposa: gli outfit si fanno più pratici, liberi da bustini e corpetti e anche l’abito da sposa segue questa linea veicolando l’immagine di una donna che sta trasformando il suo ruolo nella società e nella famiglia. La povertà causata della guerra ha spento l’importanza dell’apparenza e stabilito nuove priorità anche per quel che riguarda l’abito da sposa: molte donne indossavano abiti usati, abbiamo purtroppo poche testimonianze di quegli anni sugli abiti perchè durante il conflitto ci si sposava spesso in divisa. Le uniche fonti disponibili sono americane perchè li non ci furono bombardamenti. La parola d’ordine è semplicità, questa è la nuova condizione, questo quello che l’abito da sposa vuol veicolare come testimone del proprio tempo.

Le sfaccettature del ‘900, l’abito come specchio della donna nel corso del secolo

 

Le sfaccettature del ‘900 sono molteplici e molto diverse tra loro, questo si riflette sulla concezione della donna e di conseguenza su quello che i suoi abiti comunicano, primo tra tutti quello nuziale.

Negli anni ‘50 Dior rilancia un ideale estetico della donna molto femminile, dolce, curvilinea che rappresenta il fulcro della famiglia e ben supportato esteticamente dall’esempio delle dive di Hollywood.

La strada verso gli anni ‘60 è contrassegnata dalla lotte e dalle vittorie dell’emancipazione femminile: anche gli outfit si fanno più grintosi e coraggiosi, le linee si fanno più squadrate e dritte, non più curvilinee, le lunghezze si accorciano, nasce la minigonna.

La fine degli ‘60 preannuncia ciò che troverà la sua piena espressione comunicativa nel decennio successivo: le donne sono più libere, disinvolte, meno vincolate dei diktat della tradizione. Questo cambiamento si ripercuote anche sull’abito da sposa, che non è più necessariamente bianco, ma anche di altri colori, soprattutto per le seconde nozze. Il vento rivoluzionario ha spostato l’universo valoriale dalla purezza del bianco alla vivacità del nuovo mondo.

Negli anni ‘70 addirittura l’abito da sposa tradizionale cade quasi in disuso: molte donne scelgono di sposarsi con abiti comuni, o con un tailleur o un abito fluido.

 

Queste sei curiosità sull’abito da sposa ci confermano ancora una volta il potere comunicativo attribuito all’abbigliamento nel corso dei secoli, nelle diverse culture.

 

D’altro canto cosa, meglio di un abito, potrebbe raccontare l’universo di simboli e significati che si cela dietro a un rituale come il matrimonio?

L’abbigliamento è un veicolo e la comunicazione che trasmette è pienamente efficace quando riesce a trasmettere importanti elementi legati al contesto e all’obiettivo di quella comunicazione.