INTERVISTA TV Le strategie per un cambio di stagione efficace

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Si torna a parlare del temutissimo cambio di stagione, d’altra parte l’inizio dell’autunno ci porta inevitabilmente a dare una ritoccatina al guardaroba per prepararlo alla nuova stagione.

 

Ho avuto l’occasione e il piacere di parlarne su Cusano Italia TV con Francesco Acchiardi e Francesca Romana Macrì per dare qualche indicazione a chi è in procinto di misurarsi con questa sfida trimestrale!

 

Il cambio di stagione: un momento faticoso 

Il cambio di stagione è da molti considerato come un momento faticoso, e non solo fisicamente. Per chi ha un guardaroba molto grande le fatiche fisiche sono ridotte perché può lasciare i capi esposti tutto l’anno. Per chi invece nell’armadio tiene solo i capi della stagione corrente si tratta di un vero e proprio lavoro di risistemazione e riordino.

Ma non è tutto.

A prescindere dalle possibilità di capienza dell’armadio, il cambio di stagione è un momento a volte stressante proprio a livello mentale. Questo dipende in gran parte da un fattore: ciò che l’armadio contiene.

Il guardaroba, infatti, non si limita ad essere un grande mobile, ma è piuttosto un grande contenitore di caratteristiche e vissuti molto personali. 

Il ruolo che il guardaroba riveste nell’esperienza quotidiana di ogni persona lo eleva ad essere una sorta di scrigno che accoglie e raccoglie le diverse identità che si posseggono.

Questo ci rende consapevoli del fatto che quando riordiniamo il guardaroba non si tratta solo di spostare o riordinare capi d’abbigliamento, ma di mettere le mani in qualcosa di più profondo che ha a che fare con il mondo interiore e privato di ognuno.

 

Il sè nel guardaroba

Se il guardaroba contiene aspetti e sfumature della personalità si spiega facilmente il motivo per cui spesso può affaticare l’attività del cambio di stagione. Non si tratta di sostituire alcuni capi con altri, ma di andare a toccare con mano quello che si è, o che si vuole essere, o addirittura, ciò che non si è più.

In questo senso possiamo affermare che il contiene i diversi “sé” di una persona. 

Carl Rogers, uno dei massimi esperti della corrente psicologica umanistica, sostiene che l’identità di una persona è la somma di tanti “sé”. 

In base alle condizioni presenti, alle proiezioni future, e addirittura ai condizionamenti esterni, possiamo individuare diverse tipologie di questi “sé” identitari.

 

Secondo Rogers, infatti, il “sè” presente, attuale, è quello che rispecchia il modo in cui ci vediamo con i nostri occhi unito alle caratteristiche che altri ci attribuiscono, quindi riguarda anche il modo in cui siamo visti all’esterno.

 

Applicando la teoria di Carl Rogers sul tema del guardaroba, possiamo individuare i “sè” individuali anche attraverso la lettura del suo guardaroba. 

 

Quali “sé” popolano il nostro guardaroba?

 

Quanto alle proiezioni future, è possibile coglierne traccia nell’armadio scovando il cosiddetto “sè ideale”, ovvero, molto semplicemente, chi vorremmo essere, come pura proiezione ideale.

 

E poi c’è lui, il risultato delle aspettative e dei condizionamenti di contesto: il “sé imperativo” ovvero la nostra rappresentazione in base a cosa dobbiamo essere in determinate circostanze e momenti.

 

Infine c’è un “sé” che io considero “titubante”, che ha avuto un suo ruolo nel passato ma non ci rappresenta più, vedremo come fare i conti anche con lui!

 

La sistemazione del guardaroba

Alla luce dei significati profondi che, ormai lo sappiamo, si celano dietro all’abbigliamento, il momento del cambio di stagione diventa un’opportunità per sistemare, rinnovare o dare un nuovo senso al guardaroba.

 

Andiamo subito agli aspetti pratici!

 

Gli step del cambio di stagione

Si stima che le persone passino circa 16 minuti al giorno davanti all’armadio per scegliere i capi da indossare. Questo significa che supponendo una vita media di 80 anni, si trascorrono 287 giorni totali davanti all’armadio. 

Questo ce la dice lunga su quanto sia importante che il tempo trascorso in contatto con i nostri vestiti sia un tempo piacevole, ben speso.

Una riorganizzazione efficace dell’armadio rende possibili queste condizioni.

Quindi, step by step:

  • prendersi del tempo, anche una giornata se necessario, per sistemare l’armadio
  • svuotare l’intero guardaroba
  • riporre nelle scatole il fuori stagione se si ha spazio solo per quella in corso. Un suggerimento: lascia sempre fuori due o tre capi, i tuoi preferiti,  della stagione appena trascorsa. Ti potrebbero tornare utili prima del prossimo cambio di stagione. In particolare, in questo periodo, fa piacere sentire sulla pelle ancora un po ‘d’estate. Uno slip dress, ad esempio, abbinato ad un cardigan può regalarti ancora un po ‘di spensieratezza vacanziera.
  • selezionare i capi, mettendo da parte ciò che non si è indossato
  • ordinare i capi secondo la categoria merceologica, in ordine di grandezza e colore
  • fare una lista di ciò che manca
  • dare una seconda possibilità a ciò che non si indossa più 

 

Quest’ultimo punto merita un focus: perché si fa così fatica a togliere dall’armadio capi che non si utilizzano?

Facile: sono una parte di noi, hanno popolato i nostri “sé”.

Cosa fare?

Io ho un paio di strategie su come gestire i capi che non si indossano più ma che non si ha la forza di togliere dall’armadio.

 

  1. La scatola di Caronte: si ripongono in una scatola i capi che non si indossano da molto e si lasciano lì, in una sorta di limbo di sicurezza, ancora per un po’. Dopo qualche mese, sarà più facile rendersi conto se quei capi riposti nella scatola vanno recuperati o possono essere donati dandogli cosi l’opportunità di avere un’altra vita con una persona che li ri sfoggerà nuovamente
  2. La tecnica della gruccia: si posiziona la gruccia verso l’esterno del guardaroba ogni volta che si indossa un capo, in questo modo è più facile individuare quei capi che non si indossano più perché la gruccia rimarrà rivolta verso l’interno dell’armadio fornendo la prova visiva che quei capi non sono stati toccati per un’intera stagione.

 

Il guardaroba è un luogo personale e identitario, merita tempo, attenzione e tecnica, perché sistemarlo significa dare un senso alle molte sfumature del nostro essere.

Puoi vedere l’intervista integrale cliccando qui