Come consuetudine, lunedì mattina, mentre accompagnavo il mio gnappetto a scuola, immersa nel traffico di Roma nell’orario di punta, ascoltavo il trio medusa su radio Deejay (qui trovi il podcast). E di cosa si parlava? Di Dress Code, in particolare del corretto Dress Code a scuola.
Infatti, in alcune scuole superiori di Milano, con l’arrivo del primo caldo sono state imposte alcune limitazioni nell’abbigliamento. Ad esempio: all’Istituto Istituto Classico Gentileschi è stato richiesto di non indossare in classe cappelli da rapper o i jeans con troppi strappi; All’ Itis Feltrinelli vietano l’utilizzo di qualsiasi scarpa aperta come sandali, ciabatte e infradito. Al Donatelli Pascal non vengono viste di buon occhio minigonne e gli shorts e nel caso il messaggio non fosse chiaro, un preside di un altro istituto superiore ha provveduto a divulgare una circolare con disegni precisi raffiguranti studenti stilizzati abbigliati adeguatamente con indicazioni grafiche su cosa indossare nel dettaglio, come ad esempio la lunghezza minima della gonna o il grado di trasparenza del leggings ammesso.
Se da un lato mi trovo d’accordo con questi presidi, dall’altro credo profondamente che limitare un ragazzo proprio in quell’età sia assolutamente sbagliato.
Dall’adolescenza fino ai 20 anni circa, i ragazzi sono molto attenti al mondo che li circonda: gli amici, l’ambiente, la televisione e soprattutto la moda condizionano marcatamente il proprio modo di vestire.
Ci siamo passati tutti e non ci sarà nessun parere, anche se autorevole, che possa modificare questa tendenza…ma in fondo è giusto così, non esiste un vero e proprio stile da consigliare a questa età. E’ il periodo in cui si può osare ed è proprio grazie alla sperimentazione di tanti stili che alla fine individueranno il proprio mood ( che non sarà mai definitivo), il proprio gusto personale che ne rispecchierà la personalità.
Questo naturalmente non può esimersi dal rispetto dei principi cardine del saper vestire:
- Buon senso
- Decoro
- Semplicità e naturalezza
- Unicità (di se stessi e non del capo, naturalmente)
- Personalità
Se in alcuni licei si è più permissivi, come il Carducci, in altri, come il Cadorna, si spinge ed incita i ragazzi a comunicare la propria personalità anche attraverso l’abbigliamento sconsigliando l’omologazione o l’imitazione di personaggi pubblici famosi (i rapper in particolare). Quindi al Cadorna mi sentirei a casa con un preside così!
Il messaggio che mi piacerebbe passasse anche a scuola è: sii te stesso partendo dal presupposto che molto probabilmente ci sarà sempre qualcuno che ti punterà il dito e vorrà esprimersi riguardo alla tua esteriorità, ma se già da molto giovani imparassimo ad essere adeguati e giusti solo ai nostri, fregandocene un po’ di quello che l’altro pensa, sicuramente avremmo persone meno frustrate in circolazione.
Beh comunque ora è abbastanza facile per me parlare, il mio Leo ha ancora 6 anni e si fida ancora delle mie scelte “stilistiche”…riparliamone tra 7 o 8 anni quando, forse, dovrò girarmi dall’altro lato per non vedere come uscirà conciato!