“Sul podio niente gonna!”. Beatrice Venezi: una donna che cambia le regole

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Le hanno detto “Sul podio niente gonna”

Ma lei sorridendo ha risposto «Sul podio indosso abito da sera e tacchi alti, non devo mascherarmi da uomo per dimostrare che so dirigere un’orchestra»

E l’articolo per me potrebbe finire qui.

Beatrice Venezi è la più giovane direttrice d’orchestra nel mondo, anzi direttore come ama essere giustamente chiamata lei.

Nel panorama internazionale è riconosciuta come una delle donne più comunicative del mondo della musica, attraverso la sua direzione artistica infatti, e non meno con il suo eloquio, è in grado di lasciare senza fiato chi l’ascolta.

Debutta in Germania all’età di 22 anni con Madame Butterfly e da lì non si è più fermata.

In una intervista su radio Deejay, la scorsa domenica, ha raccontato della difficoltà di essere donna, aggiungo una gran bella donna, in un mondo di direttori d’orchestra uomini, rigidi in un severo dress code che prevede principalmente lo smoking.

Problema che vive in particolar modo in Italia dove, pur essendo molto apprezzata dal pubblico e dai musicisti, è spesso presa di mira dai critici e da figure istituzionali.

Beatrice ha ammesso di essersi sempre trovata molto più a suo agio all’estero rispetto all’Italia. Nel suo paese natale, purtroppo, ha potuto notare molti pregiudizi riguardo alla sua giovane età e, soprattutto, al suo essere donna.

Come se una donna non potesse avere le qualità e le competenze adatte per salire a testa alta con la sua bacchetta sul palco.

Diversa è la sua esperienza all’estero dove racconta  di poter esercitare la libertà di essere se stessa senza subire il peso del pregiudizio e di essere invitata nei più importanti eventi.

Riesce ad essere liberamente donna anche in una società fortemente maschilista come il Giappone. Inviata a dirigere l’orchestra in un prestigioso teatro di Tokyo le viene vivamente consigliato di indossare capi di stampo “ maschile”, ma ad un’ amante della moda non si può chiedere questo. Alla fine la spunterà sfoggiando un abito iperfemminile e tacchi alti rigorosamente made in Italy

“A Tokyo mi chiesero invece di indossare il tight, mi rifiutai, la vinsi, ma l’istanza c’è stata. Ci sono stati poi maestri di fama importante che hanno dichiarato che la direzione d’orchestra non è proprio storia da donne, a cui mancano attributi, polso e leadership. Ma io ho deciso che nella vita avrebbero dovuto rispettarmi nel ruolo, senza travestimenti”.

“Ovunque io vada, grazie alla mia professione penso a me stessa come un’ambasciatrice non solo della musica, ma dell’Italia, della cultura, della creatività visionaria e del know how italiano che tutto il mondo ci riconosce“.

Ogni volta che una donna acconsente ad indossare i panni di un uomo per evitare di “distrarre l’interlocutore”,  questa stessa donna negherà i diritti di molte altre.

La femminilità è un elemento della persona e non va represso, anche attraverso la femminilità le donne veicolano competenze e valore, a prescindere dal ruolo che ricoprono. I luoghi comuni basati sul binomio bellezza-sciocchezza nel 2020 non hanno ragione di esistere. Per essere adeguate e coerenti nel proprio modo di vestire non c’è bisogno di indossare gli abiti da uomo, ma di indossare i propri rispettando le occasioni di uso.

Di recente in un’intervista a Vanity Fair ha detto;

“Dobbiamo puntare a una pari dignità sul lavoro, una pari retribuzione, una pari possibilità di accedere a posizioni apicali».

Come?

«Non con le quote rosa, che farebbero sentire noi donne specie protette del Wwf. Sarebbero molto più utili gli asili nido nelle aziende, nelle università, nei teatri».

La sua icona ispiratrice è Elisabetta I, un esempio di eccellenza, una donna che è riuscita a gestire il suo ruolo emergendo in piena autonomia a prescindere dal matrimonio.

 

Ognuno di noi individua dei modelli , degli esempi da seguire che possano fungere da mentor nel nostro percorso per alimentare la nostra motivazione e avere obiettivi più chiari.

Ad oggi, nonostante qualche bagliore di geniale ribellione, mi ritrovo a constatare che in questa società i ruoli più importanti, i posti prestigiosi, le cariche di spessore, sono principalmente riservati ancora quasi esclusivamente agli uomini.

Donne come Beatrice sono per me aria fresca che profuma di vittoria.